Dalla tradizione antica di produzione di salumi e salsiccia della Lucania oggi Basilicata nasce l’amore per la terra che si tramanda di generazioni in generazioni. L’ azienda agricola D’ Andrea alleva i propri animali in campo aperto secondo la filosofia “free-range” .

Essi pascolano liberi nutrendosi dei cereali ed ortaggi coltivati senza il ricorso a pesticidi.

Potrai gustare direttamente a casa tua i prodotti Macelleria D’Andrea offre Prodotti tipici artigianali che rappresentano a pieno titolo il vero Made in Italy dal seme al prodotto finito.

conservare i salumi

Gli alimenti devono essere conservati in maniera adeguata per avere la totale sicurezza di consumare dei prodotti di alta qualità e che non causano danni alla salute. É estremamente importante soprattutto conservare i salumi in modo intelligente, in questa maniera si ha la possibilità di avere sempre dei risultati positivi che si tratti di prodotto interi, già affettati o a tranci.

Tutto quello che bisogna fare per riuscire a conservare i salumi in modo è mettere in pratica dei piccoli accorgimenti che offrono l’occasione di uscire vittoriosi da questa impresa, evitando di conseguenza sprechi e danni per la salute.

In questo articolo vedremo insieme quali sono i posti migliori per conservare questi alimenti una volta aperti così da conservare tutte le loro proprietà. Inoltre, vi faremo vedere anche le tecniche più adatte per riuscirci oltre a quali sono le varietà di conservazione per categoria di salumi insieme alla stagionatura e come custodire al meglio anche i salumi da affettare e quelli spalmabili.

 

Salumi le tecniche per conservarli

 

I salumi possono essere custoditi in differenti maniere, la tipologia di tecnica è in base sempre nella categoria del tipo di salume acquistato, lo stato di conservazione dipende e cambia a seconda del metodo di realizzazione dell’alimento. Ogni tipologia di salume combacia con una strategia di conservazione precisa, niente paura: vi sono delle attenzioni e dei criteri fondamentali che bisogna applicare in maniera tale da impedire danni e di dover buttare nella spazzatura l’alimento realizzando degli sprechi decisamente elevati sotto il piano alimentare.

 

Iniziamo da due principi in particolare:

 

  1. Livello di umidità: questa regola in particolare è importante per riuscire a custodire i salumi in maniera perfetta. Attraverso questa regola si ha la possibilità di differenziare i prodotti dove il livello di umidità risulta alto, anche dopo il periodo che riguarda la stagionatura dell’alimento. É bene precisare che tutti i salumi che al tatto sono più soffici sono ovviamente quelli che hanno subito delle alterazioni, tra i salumi facilmente deperibili ad esempio spicca il ciauscolo che tende a deteriorarsi velocemente.
  2. Salumi spalmabili: il ciauscolo appartiene alla categoria dei salumi spalmabili, come abbiamo visto essendo un alimento che tende a degradarsi rapidamente è necessario conservarlo in frigo per circa 1 mese e non oltre.
  3. Prodotti destinati ad una lunga stagionatura: tra i salumi principali che hanno una lunga stagionatura vi è in particolar modo il salamino milanese. Essendo anche questo tipo di prodotto facilmente deperibile può essere custodito per circa 7 giorni all’interno del frigorifero. In alcune occasioni è possibile mantenerlo nell’elettrodomestico anche per 14 giorni se si tratta di salumi a lunga stagionatura che presentano delle fette molto grandi.
  4. Conservazione dei salumi in frigorifero: in commercio sono molto diffusi anche i salumi già affettati, questa tipologia di alimenti una volta aperta la confezione cominciano immediatamente ad ossidarsi, per questa ragione per consumarli in modo regolare e senza rischi salutari è necessario posizionarli in frigorifero per 4-5 giorni e non oltre.

 

É decisamente importante sapere le tecniche e i metodi migliori per conservare i salumi al meglio così da ottenere benefici sotto tutti i punti di vista. Come avete visto esistono prodotti che possono essere riposti in frigorifero anche per 30 giorni come il ciauscolo e altri invece che dopo 5 giorni bisogna buttarli e in questo caso sarebbe davvero uno spreco.

Il successo per riuscire a conservare questi alimenti in modo perfetto e sicuro consiste nel cercare di non fargli subire dei cambiamenti sotto il piano chimico-fisico non facendoli di conseguenza alterare dal punto di vista alimentare.

 

5 criteri per conservare i salumi

 

Le regole principali per conservare i salumi in maniera sicura e più duratura sono le seguenti, ovvero bisogna:

1 – Custodire i salumi aperti o affettati in frigorifero
2 – Conservare i salumi sottovuoto
3 – Custodire i salumi interi
4 – Proteggere i salumi in custodia
5 – Temperatura perfetta per custodire i salumi in modo sicuro

Custodire i salumi aperti o affettati in frigorifero

Come prima regola spicca quella che riguarda il luogo di conservazione ideale per i salumi, in questo caso è il frigorifero in maniera specifica devono essere collocati nella zona medio-bassa dell’elettrodomestico.

Per quanto riguarda i prodotti già affettati possono essere custoditi non oltre i 5 giorni in frigo, nel caso in cui vi è un punto differente che il dispositivo consiglia per mettere i salumi cercate di inserirli dove vi indica quest’ultimo, ogni modello varia in base alla tipologia di prodotto.

 

Conservare i salumi sottovuoto

 

Tra le strategie migliori per conservare i salumi vi è quella di applicare la tecnica del sottovuoto, ad esempio così spediamo la nostra soppressata artigianale, in quanto è indicata per tutti i tipi di prodotti. Mediante tale strategia vi è la possibilità di non permettere di far verificare delle situazioni spiacevoli con conseguenze che tendono a rovinare i salumi sotto il punto di vista alimentare come l’ossidazione. Grazie a questo criterio potrete proteggere questi alimenti fino a 5 volte di più rispetto alla norma, in media fino a 4-6 mesi più a lungo in frigorifero.

 

Custodire i salumi interi

 

I salumi artigianali come quelli lucani e quelli interi della Macelleria e Salumificio D’Andrea offrono la possibilità di essere custoditi un un luogo a basse temperature e quindi fresco, areato e asciutto. Per avere un risultato più duraturo bisogna appenderli in maniera tale da riuscire a conservarli perfettamente cercando di non poggiarli su piani. Inoltre, è necessario semplicemente impostare i gradi tra 15 e 20°C.

 

Proteggere i salumi in cantina

 

Tra i salumi artigianali vi sono quelli interi e per proteggerli da deterioramenti rapidi occorre metterli in zone fresche della casa dopo averli aperti ovvero dritti in frigorifero oppure è possibile appenderli in cantina. Così facendo vi è l’occasione di non consentire la formazione di macchie legate all’umido e muffe.

 

Temperatura perfetta per custodire i salumi in modo sicuro

 

Tutti i prodotti che risultano cotti o freschi devono essere custoditi in questo posto ad una temperatura che parte da +2° o +4°C. Diversa invece deve essere quest’ultima per i tranci e prodotti sottovuoto che necessitano di una temperatura al di sotto dei 10°C sempre all’interno di questo elettrodomestico.

Mentre tutti i salumi stagionati ma ancora sotto vuoto o confezionati come ad esempio i prosciutti, la pancetta, il salame, la sbriciolona, la coppa, etc, hanno bisogno di essere custoditi in un posto asciutto e fresco, generalmente è consigliato metterli nella parte inferiore del frigorifero o in una cantina dalle temperature basse.

 

Congelare i salumi è utile?

 

I salumi interi non possono essere congelati semplicemente perché questa azione che in molti effettuano è decisamente errata. Soltanto alcuni tipi di prodotti sottovuoto interi possono essere messi nel congelatore, ma è sempre sconsigliato in quanto potrebbero perdere le loro proprietà organolettiche. Questa procedura che tanta gente crede sia corretta non fa altro che aumentare il livello di ossidazione nell’alimento portandolo al deperimento.

Tra i salumi che bisogna congelare rientrano quelli:

 

 

  • già confezionati e sottovuoto;
  • che presentano un basso livello di salatura;
  • che non presentano zone adipose elevate e in tal caso bisogna rimuoverle prima di congelarli.

 

Infine, è necessario segnare la data in cui inizia il congelamento del prodotto in maniera tale da rendersi conto da quanto tempo è riposto nel congelatore. Per di più, dopo che questi prodotti vengono usciti dal frigo e scongelati non potranno più essere ricongelati, in quanto questa prestazione comporterebbe dei rischi salutari considerevoli.

 

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La pancetta e il guanciale si trovano ancora oggi nell’occhio del ciclone per quanto riguarda la loro similitudine come alimenti. Si tratta di due tipi di salumi che da sempre vengono scambiati per lo stesso prodotto per via delle loro analoghe caratteristiche, ma in realtà sono decisamente diversi.

In questo articolo affronteremo più nel dettaglio questo argomento svelandovi quali sono le differenze principali che rendono questi prodotti unici.

Inoltre, tutti i grandi chef o chi cucina a casa potranno finalmente risolvere uno dei quesiti più antichi del settore alimentare di sempre che vede da anni protagonisti il guanciale e la pancetta.

 

Guanciale di maiale e pancetta

differenze e tipologie

 

Tra i salumi più apprezzati e consumati dagli italiani vi sono il guanciale e la pancetta, entrambi i prodotti vengono usati per preparare numerose specialità dal gusto intenso e prelibato.

Tutti e due gli alimenti sono ottenuti dalla carne di maiale e una volta ricavata entrambe vengono lavorate usando pepe e sale per insaporirle in modo più evidente.

La prima diversità che differenzia questi salumi riguarda il tipo di taglio di carne dato che ne esistono numerosi.

Per quanto riguarda la pancetta si ottiene dalla zona che interessa il ventre dell’animale (suino), mentre il guanciale rappresenta la l’esito ottenuto dopo il processo di lavorazione della guancia del maiale, in linea generale comprende anche altre parti del corpo dell’animale come il collo e la gola.

Inoltre, sempre parlando del guanciale si ottengono differenti tipologie di carni di maiale sia magri sia grassi, oltre ai cotechini e la cotenna per zamponi.

Anche chi ha dimestichezza da anni in cucina e numerosi esperti che da anni realizzano piatti prelibati e di alta qualità presentano ancora dei dubbi in merito alla tematica che vede protagonisti la pancetta e il guanciale.

In linea generale entrambi questi salumi saporiti e prestigiosi sono utilizzati frequentemente sia nella cucina tipica italiana ma soprattutto in quella romana. Come tutti gli italiani sanno sia il guanciale che la pancetta vengono aggiunte in determinati piatti come condimento soprattutto per preparare la pasta alla carbonara e l’amatriciana.

Non tutti conoscono però il segreto di realizzare queste prelibatezze in maniera perfetta, ossia è il guanciale l’ingrediente principale che dona alla carbonara un sapore unico e gustoso; in quanto sono numerose le persone che ancora oggi lo sostituiscono con la pancetta, aspetto che non dona al piatto lo stesso risultato.

Su questo punto sia gli chef che i più grandi cuochi italiani e del mondo non hanno il minimo dubbio, ma avevamo come obiettivo quello di chiarire questa perplessità che nonostante l’informazione che viaggia veloce mediante l’uso di internet pervade tutt’oggi la mente di tanti.

 

Salumificio D’Andrea

 

Grazie alla nostra esperienza personale noi del Macelleria e Salumificio D’Andrea per consentirvi di realizzare dei piatti prelibati e saporiti abbiamo integrato nel nostro shop per la vendita online un trancio di pancetta; è possibile acquistarla online sulla nostra pagina ufficiale anche nella modalità da 400gr.

Tra le altre cose potrete trovare altri prodotti di alta qualità come il caciocavallo.

 

Cos’è la pancetta?

 

Uno dei salumi più richiesti, apprezzati e consumati in Italia è sicuramente la pancetta, che si afferma in classifica tra gli alimenti più amati dagli italiani e in tutto il mondo.

Si tratta di una parte determinata del maiale che una volta ottenuta subisce dei cambiamenti attraverso dei processi specifici di lavorazione. Dopodiché viene confezionata e stagionata.

Questo prodotto è composto da un unico pezzo anatomico dell’animale, ossia vi è quella parte di carne del suino che comprende la zona della pancia insieme ai muscoli presenti dell’addome e del torace. Inoltre viene ricavato dall’estrazione anche il grasso del resto del corpo che parte dalla zona retro-sternale fino ad arrivare all’inguine.

Nonostante quest’ultima caratteristica durante questo processo è compreso anche il tessuto adiposo che interessa i lati delle mammelle che è adiacente grasso dell’animale.

Generalmente le fasi dove avviene la lavorazione della pancetta sono sempre gli stessi, ovvero i trattamenti applicati riguardano la fase rifilatura, quella a quella che prevede la scotennatura e l’eliminazione del grasso.

Infine, dopo che questi passaggi risultano completati, il pezzo di carne realizzato viene insaporito con il sale, imballato e lasciato a completarsi mediante la stagionatura.

Come abbiamo visto insieme la pancetta viene salta, questo step viene eseguito il più delle volte a mano e oltre al sale vengono integrati anche altri ingredienti tra cui: i chiodi di garofano, l’aglio, il pepe nero e vari aromi di spezie.

Una volta fatto questo il prodotto condito viene riposto in specifiche spianate realizzate in legno e vengono lasciate su di esse per un po di tempo, circa mezzo mese, così da far riposare la pancetta.

Trascorsi i 15 giorni il salume viene ripreso nuovamente, in quanto è destinato alla fase di pulizia. Quest’ultima viene eseguita mediante il lavaggio dell’alimento che ha come obiettivo quello di rimuovere il sale che risulta eccessivo.

Dopo la raschiatura manuale, la pancetta ha raggiunto lo stato perfetto per essere imballata e confezionata per poi essere messa in commercio.

 

Pancetta

Tipologie

 

La pancetta presenta vari aspetti, ovvero vi è la possibilità di scegliere quella:

 

  • coppata;
  • tesa;
  • affumicata;
  • senza cotenna;
  • arrotolata;
  • sgrassata;
  • con la cotenna;

 

Cos’è il guanciale?

 

Il guanciale è un altro prodotto amato dagli italiani e usato in tutto il mondo per via delle sue caratteristiche alimentari e sapore impeccabile. Questo salume rappresenta rappresenta uno specifico taglio di carne del maiale costituita dalle sue zone grasse di alta qualità, che parte in maniera particolare dalla testa e arriva fino alla spalla.

Il guanciale è differente sotto il punto di vista della sua costituzione dall’adipe, che al contrario è costituito dalla parte del dorso del lardo di involucro dove non presenta muscoli e quant’altro.

Dopo aver eseguito tutte le procedure di lavorazione esattamente come avviene per la pancetta, il guanciale viene salato e arricchito con ingredienti capaci di insaporirlo maggiormente.

Infine, dopo che tutti i passaggi risultano completati, il salume viene di conseguenza stagionato e affumicato.

Tante sono le ricette che possono essere realizzate sia utilizzando il guanciale sia la pancetta, in base alle proprie esigenze e gusti personali si ha la possibilità di preparare prelibatezze squisite e deliziose.

Potrai ordinare e ritirare direttamente nel nostro punto vendita il guanciale nella pezzatura da te preferita.

strazzata aviglianese prosciutto crudo caciocavallo

Da un punto di vista generale, l’Italia si conferma essere come sempre un paese completo a trecentosessanta gradi.
Non solo le indiscusse bellezze paesaggistiche, ma anche i vini, le centinaia di tradizioni presenti regione per regione, e il cibo: sono questi gli ingredienti che rendono l’Italia un paese famoso in tutto il mondo, esportando i suoi prodotti oltre i propri confini nazionali, garantendo così un riconoscimento universale delle proprie preparazioni.
E’ proprio il cibo, infatti, ad aver reso famoso il tanto amato tricolore in tutto il mondo, grazie soprattutto alle materie prime che conservano un retaggio campestre e semplice, esaltando così quelli che sono gli antichi valori come semplicità e genuinità.

Macellerie, salumerie, panifici: la lista di luoghi dove è possibile trovare dei sapori unici è davvero infinita, ed ognuno di questi luoghi nasconde delle piccole prelibatezze conosciute solo a livello regionale, garantendo così al nostro paese una varietà di prodotti culinari davvero impressionanti.
E’ sempre interessante come ogni regione custodisca tante ricette, offrendo così delle esperienze gustative sempre nuove e diverse, esaltando pienamente il concetto di Made in Italy.

La strazzata di Avigliano

un piatto ricco di tradizione

Tra le varie preparazioni che è possibile assaporare da Sud a Nord, una delle più gustose è sicuramente la strazzata di Avigliano.
Questo piatto, che affonda le sue radici nella provincia di Potenza, consiste sostanzialmente in un pane dalla forma rotonda, impastato con farina di grano tenero e semola di grano duro, che gli conferisce quella consistenza corposa e forte.

Uno degli ingredienti principali, è sicuramente il pepe: questo deve essere macinato grossolanamente, per poi aggiungerlo all’impasto. Il pepe, grazie al suo sapore vivace e rustico allo stesso tempo, contribuisce a creare un retrogusto piacevolmente speziato.

La tradizione vuole che i panettieri aviglianesi cuociano questo fantastico pane su delle pale rotonde, dandogli una forma circolare con un buco al centro.

A questo punto, dopo aver atteso pazientemente la lievitazione e la cottura, i panettieri provvedono a strappare a mano le varie forme di pane: da qui l’origine del termine ”strazzata” (il cui significato è appunto ”stracciata”).
Una preparazione antica che affonda le sue radici addirittura nel Medioevo, rendendo così questo piatto un’autentica esperienza sia gustativa che tradizionale.

Prosciutto crudo

Come condire la focaccia strazzata di Avigliano

Nonostante il suo sapore perfetto da gustare anche come pane d’accompagnamento, la focaccia strazzata di Avigliano raggiunge il massimo del gusto se farcita con dei salumi. Il più indicato, per questo tipo di preparazione, è il prosciutto crudo: è necessario semplicemente aprire a metà il pane, mettere all’interno il prosciutto, richiuderlo ed assaporare in un solo colpo sia l’intenso sapore prodotto dal prosciutto, allevato in maniera naturale e genuina, che la fragranza del pane caldo e profumato.
Non solo prosciutto ma anche il provolone o caciocavallo però: questa focaccia, infatti, può essere farcita in tanti modi diversi. L’unico limite? E’ la propria fantasia tra i fornelli.

Che si tratti di peperoni, frittata o formaggi locali, la strizzata di Avigliano presenta una versatilità non indifferente, adattandosi così a decine di preparazioni diverse, restituendo in ogni caso delle esperienze gustative senza precedenti.

Focaccia strazzata di Avigliano

molto più di un piatto

Questa particolare preparazione non rappresenta solo un riassunto generale di tanto amore e di tanta passione per quella che è l’antica arte della panificazione. Tale focaccia, infatti, veniva usata per celebrare lieti eventi, come per esempio un matrimonio.
La formula, infatti, era semplice: innanzitutto ai parenti del marito venivano offerte le focacce abbondantemente riempite con salumi, formaggi o altri contorni.
Farcire una focaccia con molti ingredienti, all’epoca, simboleggiava un’agiatezza economica non indifferente: anche il pepe veniva impiegato in massicce dosi, questo perché causava una grande sete che veniva placata solo con del buon vino genuino, rigorosamente bevuto negli appositi fiaschi.
In questo modo, quindi, la focaccia farcita fungeva da perfetto collante, creando indirettamente un’atmosfera di convivialità e di serenità senza precedenti. Un modo antico e bello di coniugare sia il buon cibo con la buona compagnia.

In definitiva, quindi, la focaccia strazzata di Avigliano rappresenta non solo un ottimo piatto che ricorda le tradizioni di questa ridente frazione nella provincia di Potenza, ma è anche un piatto nutriente e gustoso adatto ad ogni occasione.

Che si tratti di provare una cena rustica, o di invitare i propri amici per una serata diversa all’insegna del buon cibo e della buona compagnia, la focaccia di Avigliano si pone come perfetta intermediaria per ogni tipo di esigenza, confermando così il legame indissolubile che ancora oggi si prova con le tradizioni di un tempo.
Nonostante l’intercedere spaventoso della tecnologia, è sempre confortante notare come ancora oggi vi sia un grande amore per i sapori di un tempo, che si estrinsecano nella preparazione di piatti antichi dove la pazienza e il rispetto delle materie prime costituiscono i requisiti fondamentali per la loro preparazione.
Un modo assolutamente consono per fare in modo che tutte queste tradizioni non vadano a perdersi con il tempo, facendo così in modo che anche le generazioni future possano conoscere gli infiniti segreti che si celano dietro una preparazione così gustosa come la focaccia strazzata di Avigliano.

La salsiccia a punta di coltello è una prelibatezza che, come molti insaccati e piatti di ogni genere, ha molte varianti in base alle regioni d’Italia. Comunque le sue peculiarità e gli ingredienti base sono sempre gli stessi: una pasta di salsiccia di maiale condito con grasso e spezie che variano in base alle regioni, tuttavia il processo è artigianale e risponde alle esigenze della tradizione culinaria italiana. Questo insaccato viene prodotto con un impasto non finemente trattato dato che deriva da varie parti del maiale tagliate a piccoli pezzi. Si utilizzano soprattutto la spalla, la pancetta, la coscia e il lardo che non vengono tritati in modo meccanico, dato che il calore dei macchinari può alterare il sapore dell’impasto.

Proprio per questo motivo si usa il coltello (da cui deriva appunto il nome di salsiccia a punta di coltello) per tagliare a piccoli pezzi l’impasto. Il modo migliore per gustare al meglio questo insaccato è alla brace, anche se le carni utilizzate sono spesso così genuine che potrebbero anche essere mangiate crude. Di solito la salsiccia a punta di coltello lega il suo nome alla tradizione culinaria del sud Italia, ma in realtà anche alcune regioni del nord la producono e hanno il loro modo di prepararla.

SALSICCIA A PUNTA DI COLTELLO NEL SUD ITALIA

Tra le regioni del sud che producono questo insaccato ci sono la Sicilia e la Puglia, in cui troviamo due differenti varianti tra l’alta murgia e il Salento.

  • In Sicilia, ed in particolare nella provincia di Messina, questa salsiccia si ottiene miscelando sia le parti grasse che quelle magre del suino, ovverosia coscia, pancetta e spalla. L’unione di queste parti garantisce qualità al prodotto con una giusta calibrazione di umidità e sapore. Dopo aver tagliato in piccoli pezzi la carne, questa viene insaporita con finocchio selvatico tipico della Sicilia, pepe e un po’ di sale. Dopo circa sessanta minuti di riposo in questi condimenti, si può fare l’insaccato inserendo l’impasto nel budello.
  • Nell’alta Murgia pugliese la salsiccia punta di coltello è una ricetta che viene invidiata da molte regioni limitrofe. Nell’impasto della salsiccia vengono usati non solo spalla, pancetta e altre parti grasse che danno il tipico sapore ma anche il prosciutto. L’impasto, dopo esser stato tagliato a cubetti con il coltello, viene lasciato riposare con il finocchio selvatico, il sale ed il peperoncino in polvere. Dopo aver formato l’impasto si può realizzare la salsiccia che è ottima da mangiare alla brace.
  • Pur rimanendo in Puglia, il Salento ha una sua specifica tradizione culinaria tanto che si potrebbe definire una regione a sé stante. In provincia di Lecce e Brindisi per produrre la salsiccia a punta di coltello si utilizza il controfiletto, il capocollo e il lardello. Inoltre, l’impasto va speziato con sale, pepe e semi di finocchio, utili a coprire il gusto forte della carne di maiale. Le parti nobili del maiale rendono la salsiccia del Salento succosa e gustosa per tutti i palati.

SALSICCIA A PUNTA DI COLTELLO NEL NORD ITALIA

Tra le regioni del nord che producono questo insaccato ci sono le Marche, il Veneto e il Trentino Alto Adige.

Anche nelle Marche le salsicce a punta di coltello sono una specialità tipica del posto. Queste vengono prodotte con un impasto simile a quello del salame: spalla, pancetta e coscia. L’ingrediente che rende uniche le salsicce a punta di coltello delle Marche è il Verdicchio, un vino bianco della regione, oltre che l’aglio, sale e pepe. Alcuni aggiungono alla mistura di spezie anche il peperoncino non molto piccante e il classico finocchio selvatico.

Come vuole la tradizione italiana, l’impasto non viene trattato con macchinari ma semplicemente con il coltello che riesce a mantenere umida e saporita la carne. Dato che non sono mai utilizzati i conservanti è bene consumare queste salsicce entro tre settimane.

  • In Veneto invece si usa solo la spalla e la pancetta del maiale ma per le spezie si utilizza anche qui il vino bianco che nel 2019 è diventato un patrimonio dell’UNESCO, ossia il Prosecco Veneto, oltre che sale e pepe. In Veneto la singolarità dell’insaccato è la sua variante stagionata per più di un mese e oltre ad avere molto più sale per garantirne la conservazione, possono essere aggiunti anche peperoncino, tartufo o finocchio.
  • Infine nel Trentino Alto Adige, regione rinomata per la preparazione di carni e insaccato, la salsiccia a punta di coltello viene prodotta con spalla, lardo, pancetta e coscia dei maiali neri dell’Aspromonte. Dopo aver tagliato l’impasto a cubetti con un coltello si condisce il tutto con sale, pepe e aglio. Il gusto tipico della salsiccia di questa regione è quindi dovuto alla qualità della carne di suino.

Da ultimo è bene ricordare un’altra regione del sud che, secondo molti scrittori dell’antica Roma come Cicerone, Marziale e Varrone è il luogo in cui è nata la salsiccia: si attribuisce ai lucani il merito dell’origine della lucanica, oggi conosciuta semplicemente come salsiccia.

In Basilicata la salsiccia a punta di coltello come quella della Macelleria D’Andrea è un salame stagionato per mesi a cui viene data la tipica forma ad U. L’impasto prende varie parti del maiale, dalla spalla alla pancetta unendo elementi prelibati con pezzi definiti poveri, viene lavorato con il solo coltello e viene arricchito con semi di finocchio selvatico e peperoncino rosso in polvere.

A settembre, nella provincia di Potenza si tiene una famosa sagra enogastronomica in cui è possibile gustare questa salsiccia la cui ricetta si tramanda da millenni, sin da quando Apicio, letterato che scrisse il primo libro di cucina nel I secolo a.C., descrive la salsiccia a punta di coltello della Basilicata.

La salsiccia è uno dei prodotti peculiari della tradizione culinaria italiana. E’ semplice da fare, vi è quella fresca, suina, bovina, equina…e poi vi sono anche le salsicce, destinate alla cottura, fatte con carne di pollo, tacchino oppure coniglio.

Tramontata in numerose varianti, in base al territorio in cui viene prodotta, la salsiccia è un insaccato a base di carne (in prevalenza di maiale) che viene creata riempiendo il budello del suino con varie parti della sua carne, come ad esempio la spalla, lardo oppure la pancetta.

La salsiccia è il più facile degli insaccati da produrre, e le varietà sono infinite: si va dalle salsicce stagionate e piccanti, a quelle affumicate…

Solitamente nella produzione di salsicce, si adopera il regolare rapporto del 70% di carni magre e del 30% di grasso ( ossia pancetta o lardo).

Queste precise percentuali, consentono di avere un prodotto buono da gustare sia fresco che adatto anche alla stagionatura.

Per la preparazione della salsiccia, si possono aggiungere tanti ingredienti come: erbe aromatiche, spezie, vino, e molto altro ancora. Appena fatta, la salsiccia può essere venduta sia fresca che secca, in base a com’è la sua lavorazione.

La salsiccia stagionata si avrà partendo da una salsiccia fresca, con più aggiunta di sale, lasciata a riposare in un posto adatto a tale processo.

In seguito all’insaccatura, le salsicce devono asciugare a circa 20°C per almeno 12 ore, successivamente devono essere trasferite in camera di stagionatura ( un luogo fresco e arieggiato) perlomeno una decina di giorni.

Dopo la breve stagionatura, la salsiccia è pronta per essere gustata.

Le salsicce appropriate alla stagionatura sono anche ottenute da carni equine, o da selvaggina come ad esempio cinghiale, cervo, ecc…

La giusta stagionatura

Per la stagionatura delle salsicce, si possono acquistare i nodini appropriati già pronti dal rivenditore, o provare a realizzarla da soli. Esistono due tecniche per stagionare la salsiccia.

Il primo consiste nell’appendere su una trave di legno le salsicce legate con uno spago.

E’ necessario porle in un luogo fresco ed asciutto, ovviamente lontano dall’umidità che potrebbe produrre la muffa. All’incirca 20-25 giorni dopo, le salsicce saranno pronte e potranno essere tagliate e mangiate.

Invece, il secondo metodo è molto più casereccio, consiste nell’avvolgere attorno alla salsiccia un tovagliolo di carta oppure in un sacchetto di carta da stringere in modo fitto intorno ad essa.

Salamelle stagionate

Squisite da stagionare, sono anche le salamelle (ovvero piccole salsicce fresche), occorre strozzare il budello nel punto dove si desidera interrompere, girandolo su se stesso e legando con un apposito spago per arrosti.

Le salamelle possono essere messe a stagionare in una stanza fresca e asciutta, sospese in lunghe file.

Evitare di fare questa salsiccia in estate, perché il troppo caldo la rovinerebbe. Appena giunto il giusto grado di stagionatura desiderato, è possibile conservarle sottovuoto o congelarle.

Quando la salsiccia diventa stagionata, il suo sapore è deciso e caratteristico. E’ possibile mangiarla al naturale, mordendola direttamente dopo averla spellata, quindi fa la sua ottima figura anche da sola.

Il risultato finale, è una sorta di salame che può essere consumato sia crudo che cotto!

Nel cuore della Basilicata, a meno di mezz’ora di macchina da Potenza, opera da oltre vent’anni la nostra attività Macelleria DAndrea che ha fatto della passione per l’arte macellaia e della tutela della tradizione i suoi punti di forza; fattori distintivi che le hanno permesso di diventare una delle eccellenze italiane di settore.

Maestri nella produzione di salumi, insaccati tagli di carne bovina e suina, i professionisti della Macelleria D’Andrea vantano come prima ragione di pregio quella di realizzare un prodotto che sia davvero a Km zero. Il bestiame viene allevato in terreni di proprietà ed allevamenti locali, alimentati da cereali genuini.

 

Ne scaturisce una produzione di carni e salumi di altissimo pregio, che raggiungono la perfezione quando si tratta degli insaccati tipici della zona. Fra questi, non possiamo tacere della celebre “luganega”, fortemente diffusa al settentrione ma di origine lucana. Un prodotto talmente tipico e talmente radicato in questo territorio da essere descritto già da Varrone nella sua celebre De Lingua Latina (45 a.C. circa).

 

Ma la macelleria D’Andrea non è solo passato e tradizione; è anche e soprattutto modernità. Oggi infatti è possibile acquistare i nostri prodotti interamente Made in Italy (anzi, Made in Lucania!) anche online, potendo così godere di tutta la qualità di un salume o di un insaccato di prima scelta direttamente a casa propria, e in pochissimo tempo dal momento dell’acquisto.

 

Proprio per questa sua capacità di essere riuscita a trovare il giusto connubio fra il sapore della tradizione e le più moderne tecniche di preparazione, la Macelleria D’Andrea è stata recentemente insignita del prestigioso riconoscimento di “Eccellenza Italiana”, conferito dall’omonimo sito che ha per missione quella di garantire il giusto riconoscimento ai migliori brand nostrani, certificandone l’aspetto qualitativo e promuovendone il nome a livello internazionale.

suino maiale salsiccia macelleria d andrea

Ci sono delle differenze sostanziali tra la salsiccia e la luganega? Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono questi due pezzi di carne? Anzitutto, basta assaggiarle per rendersi subito conto che non hanno lo stesso sapore. Ma non è l’unica reale e concreta differenza tra le due.

Possono presentare, per esempio, una forma molto diversa. Inoltre, la luganega appartiene a un territorio ben preciso dell’Italia e, di solito, è nota persino con il termine di “luganica”. Questo insaccato freschissimo, lungo e stretto, viene di solito arrotolato in una sorta di chioccola. È spesso accompagnato dalle grigliate primaverili o estive.

Infine, il territorio dell’Italia in cui è più utilizzata la luganega è il Nord. Si presume che derivi dall’epoca romana, ma vi parleremo dopo di questo aspetto. Oggi, una delle più famose e apprezzate dai buongustai sono le luganeghe monzesi.

Che cosa hanno di tanto speciale e particolare? Sono preparate seguendo una ricetta ben precisa, con ingredienti molto insoliti: la carne di suino, il grana, il brodo di carne e il marsala. Per quanto, nei tempi passati, la luganega fosse preparata con gli avanzi e gli scarti della carne, oggi non è così. È uno degli insaccati più ricercati nelle macellerie.

Ora, invece, andiamo ad approfondire il discorso sulla salsiccia, soffermandoci sulle differenze.

Le caratteristiche della salsiccia: quali sono?

La salsiccia è, invece, diffusa in ogni regione d’Italia. E, inoltre, la ricetta di preparazione, come nel caso della luganega di Monza, può variare per città e per paese. Per esempio, al Sud Italia, la salsiccia si presenta anche nella sua forma “cunzata”, con formaggio, prezzemolo e pomodoro.

In Emilia Romagna, la salsiccia viene preparata con aglio, lambrusco, sale, pepe e diverse spezie. Ogni regione, dunque, ci mette il proprio ingrediente chiave, dando vita a salsicce diverse per dimensione, forma e sapore.

C’è un metodo di cottura indicato su come cucinarle? La risposta è sì, anche se ogni salsiccia e luganega si prestano bene in particolar modo se vengono preparate alla griglia. Tuttavia, non è il solo metodo di cottura! Possiamo anche rosolarle in padella, per fare sprigionare i loro aromi.

Tendenzialmente, la salsiccia può essere messa in forno, condita con il vino e altri ingredienti, come verdure o patate. La luganega, invece, trova il suo metodo di cottura perfetto in umido. Al Nord Italia, la luganega è spesso accompagnata in umido con il risotto.

Come potete vedere, dunque, la principale differenza tra le due è che la luganega, anzitutto, non è considerata una salsiccia dalla maggior parte delle persone. Infatti, è un insaccato. La “Lucanica” (ovvero originaria della Lucana) è stata documentata sin dai tempi degli antichi romani, grazie allo storico Marco Terenzio Varrone. Tra gli altri modi, oltre alla classica monzese, è famosa la forma allungata a ferro di cavallo condita con ingredienti tipicamente poveri. Citiamo tra questi il sale, il peperoncino, il pepe, l’anice e il finocchietto selvatico.

Per quanto riguarda la salsiccia, invece, ogni regione ha la propria: il piatto che nel passato era definito come “povero”, oggi è uno dei più diffusi e amati.

Quando si parla di salumi spesso ci si chiede: fanno male? Dobbiamo evitare di mangiarli? Sono interrogativi leciti, ma la risposta è molto semplice: no, i salumi non fanno male. Certo, dipende anche dal prodotto che mangiamo innanzitutto: se è un salume di scarsa qualità, allora potremmo avere problemi, altrimenti no. E poi è importante anche l’uso che ne si fa, nel senso che non deve diventare un abuso!

I salumi fanno parte della nostra tradizione gastronomica da secoli: sono un alimento che piace a milioni di italiani, e quindi sarebbe insensato dire che fanno male e basta. Bisogna sempre relativizzare, anche e soprattutto quando si parla di salumi: inutile e anche fuorviante fare discorsi troppo generalisti, perché sono a tutti gli effetti dei prodotti assolutamente importanti all’interno della nostra dieta. Essi infatti contengono nutrienti fondamentali, così come tutti gli alimenti a base di carne. Eliminarli non ha alcun senso: basta consumarli nelle modalità e nelle quantità corrette.

E’ bene dunque sfatare alcuni miti negativi per quanto riguarda il consumo di salumi. Partiamo dal colesterolo: è vero che ne contengono molto? No, se ad esempio paragoniamo il prosciutto crudo ai gamberi, oppure la coppa alla carne di tacchino (con pelle). E non è nemmeno vero che i salumi fanno ingrassare tout court: tutti gli alimenti, se consumati con porzioni troppo abbondanti, fanno mettere su chili. Ma ad esempio una porzione di stracchino o una brioche salata hanno più calorie di una porzione di mortadella o di prosciutto crudo.

E per quanto riguarda vitamine e minerali? I salumi posseggono la vitamina B12, e chi non ne assume deve prendere integratori per evitarne una carenza, e lo zinco, che deve essere assunto quotidianamente. E per quanto riguarda i grassi saturi? Il lardo ne contiene sicuramente una maggiore dose, ma salame, prosciutto cotto e crudo ne contengono meno di formaggi e cioccolato al latte. Altre credenze la cui portata è sicuramente da limitare: le proteine dei salumi non sono nutrizionalmente valide (cosa non vera, dal momento che l’indice chimico dei salumi è alto ed è paragonabile a quello di altri tipi di carne) e i salumi contengono molti additivi e conservanti.

Infine, si sente dire spesso che i salumi non possono essere consumati da tutti. Si tratta di un’affermazione troppo generale, e al contrario si può dire che i salumi possono essere consumati da tutti. La verità è che entrano in gioco molti fattori, che vanno da caso a caso, ma una cosa è sicura: i salumi possono entrare a far parte di tutte le diete, anche di quelle delle persone che soffrono di pressione alta e devono limitare il consumo di sale. Basta che non esagerino con le porzioni, e che i prodotti scelti siano di qualità.

La luganega è una salsiccia in budello naturale, la cui provenienza originaria è ancora dibattuta: infatti il suo nome tradizionale se lo contendono storicamente Lombardia, Veneto e altre regioni padano-alpine. Prendendo come riferimento la luganega lombarda, essa viene realizzata utilizzando carne di suino macinata fresca e insaporita con lardo, sale, pepe, aglio e altre spezie (ogni zona ha le sue varianti).

La luganega più famosa della zona lombarda è sicuramente quella di Monza, ingrediente fondamentale del tipico risotto, di cui vedremo in un altro post la ricetta integrale. Una volta insaccata, la luganega viene fatta stagionare tra i 40 giorni e i quattro mesi. In alcune zone d’Italia (come in Trentino ad esempio), la luganega viene fatta affumicare. Sempre in quella regione per farla viene utilizzata la parte della carne del collo del maiale, che è notoriamente ricca di sangue. Ciò dà alla salsiccia un colore ancora più intenso.

Fatta questa doverosa premessa per quanto concerne l’origine e la preparazione della luganega, ora forse vi state chiedendo: ma qual è la differenza tra questa e la salsiccia normale? La risposta è da cercare nelle zone di provenienza dei due insaccati e nella forma. La luganega infatti è un insaccato fresco lungo, stretto e arrotolato “a chiocciola”, e come abbiamo visto è particolarmente diffusa nel Nord Italia (nonostante si pensi che l’origine sia appunto lucana e di epoca romana). La salsiccia, quella classica, è diffusa ovunque nel nostro paese e ha un sapore meno speziato e intenso, e a differenza della luganega può essere mangiata anche cruda.

Come va preparata dunque la luganega? Intanto, come abbiamo detto, deve essere cotta in primo luogo, alla brace o in padella. Può essere accompagnata da patate, verza o altri contorni. Ottima anche per l’abbinamento con cipolle e sfumato col fino, ed è particolarmente indicata anche in piatti più elaborati così da insaporire paste, rustici, risotti e frittate.

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Quando si ritorna dalle vacanze estive il tempo inizia a scorrere ancor più veloce (almeno questa è la nostra sensazione) e non si fa in tempo a dare il benvenuto all’Autunno che già ci ritroviamo a festeggiare il Natale. E la domanda che si pongono milioni di italiani è sempre la stessa: che cosa regalare?

Una risposta universale non esiste, tuttavia una cosa ci sentiamo di dire: viva l’originalità! E poi è il pensiero che conta. Fatte queste doverose premesse, ovviamente bisogna tenere conto di chi è il destinatario del regalo: famiglia, colleghi, amici, vicini, insomma ce n’è di tutti i tipi e con nessuno si vuole fare brutta figura.

Detto ciò, se hai intenzione di fare un regalo un po’ “diverso”, i prodotti del nostro territorio ti possono venire in aiuto: per non ripetersi e rischiare di risultare banali, questo Natale il regalo giusto potrebbe essere… un bel cesto di salumi! Si, hai capito bene: se il tuo caro a cui vuoi fare un regalo è particolarmente ghiotto di salumi, allora puoi decidere di regalargli una selezione dei migliori prodotti dai maestri del nostro Paese.

Buttarsi sul cibo di qualità è quasi sempre una garanzia: difficilmente potrai sbagliare! Un cestino natalizio con salumi pregiati sarà un regalo sicuramente ben accetto, e siamo pronti a scommettere che strapperà anche un sorriso sincero a chi lo riceverà. In tal senso è importante anche il confezionamento: meglio optare per un cestino creativo, magari fatto con le tue mani! Insomma: il packaging deve essere impeccabile e soprattutto deve essere ben visibile dall’esterno quali sono i regali al suo interno.

Si, perché quando si parla di cibo gli occhi vogliono la loro parte, e “nasconderlo” all’interno della confezione non ha senso. Il dono insomma deve essere ambasciatore della qualità e tradizione del territorio in cui il salume è stato prodotto. Meglio optare per una grande cesta di vimini con un po’ di pagliuzza che circondi i prodotti, così non urteranno l’uno contro l’altro. Ovviamente deciderai poi tu se abbellire il tutto con coccarde e nastrini.

Quali salumi regalare nel cesto

Ma quali salumi regalare nel tuo cestino di Natale? Questa è una scelta molto soggettiva, ma ci sono dei must che non possono proprio mancare: pensiamo alla soppressata calabrese o al lardo di Colonnata, tanto per fare due esempi. Ma nel nostro territorio esistono tantissimi e validissimi prodotti, tutti “papabili” per il tuo cestino. La scelta dipenderà molto anche dai gusti di chi riceverà il regalo: si tratta di un aspetto fondamentale, non sottovalutarlo! Ovviamente se il destinatario non ama il piccante, meglio non mettere la soppressata e virare ad esempio su dello speck.

In conclusione, pensiamo di averti offerto una panoramica per un regalo semplice ma molto originale, cosa ne pensi?